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Marco Grilli

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Marco Grilli


E’ PONT

A bè, ža l’è un tuchet chi l’à bot žo,
a j ò féd ch’i seja set ott èn,
i l’avéva mes so i canadiš par sfundêr’e’ front,
l’éra un Beilei.
Quend ch’e’ paséva al macchin 
e’ fašéva un cašen,
cun tot cagl’ës d’legn mëži stachi,
 agl’arsunéva infena a gli Amunit
ch’u j è piò ad du’ chilomit!
Mo l’éra e’ fion ch’e’ fašéva da casa d’risunenza
Tr tr tr tr tr tr tr tr tr
I dgéva ch’u s sintes piò’ fôrt da lunten 
che nö d’avšen
ch’ e’ pê’ un cotrasens mo e’ pö nench dês
                                                           parchè

e’ pont l’éra piò bas dj’éržin d’una ciöpa d’métar
l’éra còma incastunê in cla muntegna ad tëra
scariulêda cun tenta fadiga,
e cla muraja a pinsêi ben,
la putéva nench farmê cl’armór sórd.
Nench se... bó? Me a crid piò che êtar
che j aves fat l’abitudina
e pu’ un’éra fastidióš, nö, nench parchè
l’è véra che d’nöt l’arbumbéva,
mo in fond cagl’ës al fašéva l’armór dla libartê.

E quend chi l’à bot žo,
aven žirat un cino,
bël,
a i séva ne ca me dri la machina da préša,
aiutoregista!
Aven iscenê tre quatar situazion’ difarenti
stravulžend la pêrta interpretêda da e’ pont;
a l’aven fat gvintê na sêla da bal,
e pu’ un cino, e pu’ un cunzért.
E j à partecipê tot, tot e’ paéš!
Parchè u j’éra dl’afezion, dl’afezion véra.
L’è stê un degno commiato
par che pont ch’e’ paréva la Tor Eifel 
d’Villanôva d’Bagnacaval.
Int e’ frattemp, stènta métar piò aventi 
i custruéva e’ nôv,
ad ziment, sfaltê, piò êlt, apugiê sóra a j éržin,
nench piò lêrgh, figurat, do cursei,
int e’ vëc u i paséva sól una machina a la vôlta!
Sól che I l’à fat stôrt una masa,
quend che t’ven da Santéran,
par imbuchêl u t toca ad fê’ un prilon,
no, u s fa eh, basta andê’ pian, parö ció…
A n capes parchè ch’i-n l’épa fat un pô’ piò dret,
o sinö cun n’imbucadura piò lêrga, to!
J’avra’ avu’ i su bon mutiv sicurament,
fórsi par na quiscion ad sicureza.
Parö u j’e dal vôlt che... cun che gardreil, 
vhui, u n s véd gnint!
S’u j’è una machina cla travérsa,
ta la vid sól a l’ultum sgònd,
parö, gnint da dì’, l’è stê sicurament un pas
                                                    aventi.

 che nench a me u m piašreb d’ësar un pont
da bon, a i pens spes a sta metafora,
magari quend ch’a j’ò fni un spetacul,
e e’ ven un qualcadon a fêm di cumpliment,
e a me i m pê’ sincéri,
alóra a m fëgh grând, lòngh,
u m s’ašlònga al gâmb, 
e u m pê’ ch’al véga a fni’ sott’acva,
a piantês int e’ sabion dla Rumâgna,
e u m s’ašlònga al braz, 
ch’u m pê’ ‘d tuchê’ tot do al spònd,
e tu par mân la vëcia generazion da na pêrt, 
 la nôva da cl’êtra
mo dla a in vegh puch, mo puch ins e’ séri,
e’ pê’ squéši ch’u n’i seja anson!

Parchè e’ pê’ 
mo a n sö miga piò un burdël gninca me.
Mi mê la m’à fat sân còm’un pes,
fôrt còma la röcia, e bël còm’ e’ sól,
ch’u m l’à det mi nöna,
e nenca me a i met de mi, 
parchè am trët cun tot i rigvérd,
parö a j ò ža bël e che pas i quarenta,
e l’è óra ch’a cmenza a guardêm indri’ nenca me.

E ormai al pös di’ cun sicureza,
me a m sent a möl in ste dialet,
nench s’a sö che la mi acva 
l’è un pô’ piò torbda che la vöstra,
e nench s’u m pê’ d’avdé 
cla seia un pô’ piò in seca,
a v voi dir’un quël:
me adës a m piânt aquè, stra stal dö spònd,
e a v tegn ben stret, fôrt, saldê,
che a n’u-v voi pérdar,
e int e’ fratemp a m pruv d’tnì stret 
nench da cl’êtra pêrt,
pr’avdé’ sl’avnes una pungëla nôva,
sora cl’aržin ch’u m pê’ ch’u s’ašluntena,
e nench sl’avnes žò la fiumena 
piò granda de mònd,
a v’e’ prumet, me a n’u m muv piò.

 
 Marco Grilli


IL PONTE

 A be’, e’ gia’ un po’ che l’hanno buttato giu’,
credo che siano sette otto anni,
l’avevano costruito i canadesi per sfondare il
                                                 fronte,

era un Bailey.
Quando passavano le auto 
faceva un gran rumore,
con tutte quelle assi di legno mezze
                                            staccate,

risuonavano fino alle Ammonite
che dista piu’ di due chilometri!
Ma era il fiume che faceva da cassa di
                                            risonanza

Tr tr tr tr tr tr tr tr tr
Dicevano che si sentisse piu’ forte da
                                             lontano 

che non da vicino
che pare un controsenso ma puo’ anche darsi
                                                perche’

il ponte era piu’ basso degli argini di un paio 
                                               di metri


era come incastonato in quella montagna di
                                             terra

scarriolata con tanta fatica,
e quella muraglia a pensarci bene,
poteva anche fermare quel rumore sordo.
Anche se... bo? Io credo piu’ che altro
che ci avessero fatto l’abitudine
e poi non era fastidioso, no, perche’
e’ vero che di notte rimbombava,
ma in fondo quelle assi facevano il rumore
                                        della liberta’.

 E quando l’hanno abbattuto
abbiamo girato un film,
bello,
c’ero anche io dietro la macchina da presa,
aiutoregista!
Abbiamo inscenato tre quattro situazioni
                                       differenti

stravolgendo il ruolo del ponte;
l’abbiamo fatto diventare una sala da ballo,
e poi un cinema, e poi un concerto.
Ed hanno partecipato tutti, tutto il paese!
C’era dell’affezione, dell’affezione vera.
E’ stato un degno commiato
per quel ponte che pareva la Torre Eiffel 
di Villanova di Bagnacavallo
Nel frattempo, settanta metri piu’ avanti 
costruivano quello nuovo,
di cemento, asfaltato, piu’ alto, appoggiato
                                           sugli argini,

anche piu’ largo, figurati, due corsie,
nel vecchio ci passava solo un’auto alla
                                         volta!

Solo che l’hanno fatto molto storto,
quando arrivi da Santerno,
per imboccarlo ti tocca fare una curva secca,
no, ci si riesce, basta andare piano, pero’…
Non capisco perche’ non l’abbiano fatto un
                                     po’ piu’ dritto,

oppure con una imboccatura piu’ larga!
Avranno avuto i loro buoni motivi
                                     sicuramente,

forse per una questione di sicurezza.
Pero’ ci son delle volte che... con quel guard
                                                  rail 

non si vede nulla!
se c’e’ un’auto che sta attraversando
la vedi solo all’ultimo secondo,
pero’, nulla da ridire, e’ stato sicuramente un
                                      miglioramento.

 Che anche a me piacerebbe d’essere un
                                            ponte

davvero, ci penso spesso a questa metafora,
anche quando ho finito uno spettacolo,
e viene qualcuno a farmi dei complimenti,
e mi sembrano sinceri,
allora mi faccio grande, lungo,
mi si allungano le gambe, 
e mi pare che vadano a finire sott’acqua,
a piantarsi nel sabbione della Romagna,
e mi si allungano le braccia, 
che mi par di toccare tutte due le sponde,
e prender per mano la vecchia generazione
                                    da una parte, 

e la nuova dall’altra
ma di la’ ne vedo pochi, ma pochi sul serio,
sembra quasi che non ci sia nessuno!
Perche’ sembra 
ma non sono piu’ un giovanotto neppure io.
Mia madre mi ha fatto sano come un pesce,
forte come la roccia, e bello come il sole,
che me lo ha detto mia nonna,
e anche io ci metto del mio,
perche’ mi tratto con tutti i riguardi,
pero’ ho gia’ superato i quaranta
ed e’ ora che cominci a guardarmi indietro
                                             anche io.

E oramai lo posso dire con certezza,
io mi sento a mollo in questo dialetto,
anche se so che la mia acqua
è un po’ piu’ torbida della vostra,
ed anche se mi par di vedere
che sia un po’ piu’ in secca,
vi voglio dire una cosa:
io adesso mi pianto qui, tra queste due
                                         sponde,

e vi tengo ben stretto, forte, saldato
che non vi voglio perdere,
e nel frattempo provo di tener stretto 
anche dall’altra parte,
per vedere se venisse un ponticello nuovo,
sopra quell’argine che mi par che s’allontani,
ed anche se arrivasse la fiumana 
piu’ grande del mondo,
ve lo prometto, io non mi muovo piu’.



Marco Grilli

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