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Marino Monti

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Biografia e bibliografia

Nato a San Zeno di Galeata (Fo) nel 1946, morto a Forlì nel 2022.
Ha svolto attività lavorativa come perito capotecnico nei settori produzione e progettazione. Si è incontrato con la poesia in età relativamente matura.
I primi testi risalgono al 1990. Ha pubblicato diverse raccolte in dialetto romagnolo:
  • E' bat l' ora de' temp, Imola, La Mandragora, 1998 (recensione di Dino Pieri su «la Ludla» di Novembre 1998, pp. 8-9)
  • A l'ombra di dé, Imola, La Mandragora, 2001 (recensione di Filep, su «la Ludla» di Dicembre 2001, p. 4)
  • L'anma dla tera, Imola, La Mandragora, 2004 (recensione di Tirindël su «la Ludla» di Marzo 2005, pp. 12-13)
  • Int e' rispir dla sera, Imola, La Mandragora, 2007
  • Stason, Verucchio, Pazzini, 2010 (recensione da Paolo Borghi su «la Ludla» di Gennaio 2011, pp. 12-13)
  • Poesie di Romagna, in dialetto romagnolo, tradotto in portoghese da Anabela Cristina Ferreira, docente all' Università di Forlì, Verucchio, Pazzini, 2012
Vincitore e finalista in diversi concorsi poetici. In particolare ha vinto più volte i concorsi “Aldo Spallicci” e “Giustiniano Villa”. 
Sue singole poesie si trovano in diverse pubblicazioni. In particolare quelle pubblicate da «la Ludla» sono disponibili online:
  • Pës ad ombri, Luglio 2003, p. 10 (vincitrice del concorso "Aldo Spallicci")
  • Quatar 'd mêrz, Settembre 2008, p. 16, con un commento di Paolo Borghi
  • Staṣon, Gennaio 2011, p. 13 (dalla raccolta omonima)
  • Staṣon, Giugno 2011, p. 15 (classificata al concorso "Aldo Spallicci")
Marino Monti è Minestar del Circolo culturale “E' Racoz” di Forlì.

da: www.dialettiromagnoli.it

finalista nel 2015 e 2017 del Premio Ischitella




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Marino Monti


Nota

Aldo Spallicci 2002

Quent che la nôt
la cala sora al spal
e la m’vstès de su culor
u s’sent cl’udor fresch
che e’ chesca sora la tera
scartuzeda int la guaza,
e in che vuit dla calera
u s’arponsa dagl’ombri
coma pinsir intrugnì
che d’int la testa
i n’ s’ mov
e in cl’eria basa
sota a che zil senza una stela
una lus l’ars-cera una finestra
d’una ca luntân
splida int un’ombra
d’una nôt za paseda.
 

Insen

G. Villa. San Clemente 2013

Cvand che al stasón
agl’arâfa l’istê
a s’incaminé pr una strê nova.
Cla lus la j ha parol dolzi
ch’al s’infila int e’ cor.
Una pês d’un dman
zà pinsè.
In cal seri
indò che tot u s’svuita,
cvand ch’e’ perd vigor la vita
e u s’aramasa e’ bser dal nuval
sora la ca,
una lus incrispêda la bat ai vidar,
coma gózal d’acva ch’al sgvela
int la faza.
I dé srè int e’ cör
i ferma la vos d’j arcurd.
Tot du insén
a la finestra
cuntent dla fadiga fata
guardé la lona
spicés int l’èra.


Parôl sminghêdi
Ischitella 2016

Parôl sminghêdi,
ch’ al fiurés
coma rósi
a maz,
int un zét
che pianì pianì
e’ va
a murì.

 
In che vuit,
par dla dal parol
za splidi,
u j’è un sintir
ad pinsir furt
par srê che zerc
dla mi vita.

E’ savôr dla vita
 
A m’afònd int e’ salut
a la mi tëra,
indò che i mi véc
i m’ha insigné
a caminé tra i cùdal
ad arvultéi int e’ sóich
dal stasón.
Arturnarò a la mi ca
sóich dop a sóich.
In che zét
dl’ónda di chémp
par sintì e’ savôr dla vita

 Viazé
 
Viazé
int la memôria
spustés
int un bàtar d'óc
par dé e stmân.
Al fa pavura
al robi ch'al muda
che t'a n'i ten drì
pó...
piò gnit
p r'avé pers la memôria.
Tót u t'sócia
u t'arvèna
 
Quatar 'd mêrz
 
A j ho mes
al mi radis
in cla tëra
dura e soda
carpêda da e' vent
indò che e' parghé
l'ha la gmira riznida.
 
A j ho scriché
i dent da e' fred
sota la bura
ch'l'ha insticlì al pscól.
 
Adës

in che zet
padron dla câmbra,
a brus la mi fasena
e a scardaz la scrâna
par no sintì
a sbartucé int la rameta.


 

Marino Monti


Notte

 

Quando la notte
cala sulle spalle
e mi veste del suo colore
si sente quell’odore di fresco
che si adagia sulla terra
accartocciata nella rugiada,
e nel vuoto della carraia
si riposano le ombre
come pensieri malati
che dalla testa
non si muovono
e in quell’aria bassa
sotto in cielo senza stelle
una luce rischiara una finestra
di una casa lontano
sepolta nell’ombra
di una notte già passata.
 

Insieme. 



Quando le stagioni
rapiscono l’estate
ci si avvia verso nuovi orizzonti.
Quella luce ha parole dolci
che penetrano nel cuore.
Una quiete di un domani 
già pensato.
In quelle sere
in cui si svuota tutto,
quando perde vigore la vita
e si accumula il peso delle nuvole
sulla casa,
una luce increspata batte ai vetri,
come gocce di acqua che scivolano
sul volto.
I giorni chiusi nel cuore
fermano la voce dei ricordi.
Tutti e due insieme
alla finestra
contenti della fatica fatta
guardare la luna
specchiarsi nell’aia.


Parole dimenticate –
 

​Parole dimenticate,
che fioriscono
come rose
 a maggio,
in un silenzio
che piano piano
va
a morire.


In quel vuoto
al di là delle parole
già sepolte,
c’è un sentiero
di pensieri forti
per chiudere il cerchio
della mia vita.


 Il sapore della vita. 

Affondo nel saluto
alla mia terra,
dove i vecchi
mi hanno insegnato
a camminare tra le zolle
a rivoltarle nel solco
delle stagioni.
Ritornerò alla mia casa
solco dopo solco.
In quel silenzio
dell’onda dei campi
per sentire il sapore della vita

 
Viaggiare.

Viaggiare
nella memoria,
spostarsi
in un batter d'occhi
per giorni e settimane.
Spaventano
le cose che cambiano
velocemente la vita
poi...
più nulla
in quel non ricordarsi.
Tutto ti sottrae qualcosa
ti
porta alla fine

Quattro marzo.

Ho messo
le mie radici
in quella terra
argillosa e soda,
crepata dal vento
dove l'aratro
ha il vomere arrugginito.

Ho stretto
i denti dal freddo
sotto la tramontana
che ha gelato le pozzanghere.

Ora

in quel silenzio
padrone della stranza
brucio la mia fascina
e scuoto la sedia
per non sentire
il rumore del saliscendi.

 


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Marino Monti

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