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Nevio Spadoni

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Nevio Spadoni


IN PONTA  D’PI

Che pu u s’rid e u s’pena
tot cvènt a ‘na manira
e chi pr’un vérs o pr un êtr a s’n’anden
a ca de’ càpar dret coma di fuš
e un cvël sól l’armânza:
l’ësar pasé in ste mond in ponta d’pi
gvardend cun j oc de’ côr.
 

LA NÖT  CHE LA M’SCURÉVA D’TE

Gvêrda a la fadiga ch’a fagh
e nö badê se a m’vôlt in dri
‘na cveica vôlta inucarì
imbadarlê da ‘l vôš ch’al ciâma.
A m’ sent com un rabi arižnì
’na vida ch’la s’apögia a l’óium
pôch prema ch’i schësa e’ filér.
A so coma ‘na spiga seca
ch’la ciapa e’ vent e un pô la creca,
un fiór ch’e’ ten d’astê la séra
par srês int e’ su sòn ad brena.
Int e’ mi zni a j ò campê
com’ un ušël spaurì int la bröca
a j’ò gvardê šmarì ‘t e’ zet
la nöt che la m’scuréva d’te.
 

‘NA VOIA ANTIGA

 A la stazion de’ tréno
un biond e’  ten d’astê;
e’ bat l’urlôž e’ böt
‘t un fabrér gnar ch’e’ bruša la campâgna,
e nenca me a bruš
d’una pasion antiga
lasend i cavel biond
rufé, cun un salut ch’e’ šbresa vi
e u s’ sfa int un sól malê.
 

D’nöta

Nench pr’incù l’om di cuciarul l’à fnì
e’ su žir che i dè j è tot preciš.
J ùtum rundon da un pëz i s’ l’è côlta.
L’armânza pôch o gnint sot’a la lóna:
e’ sfujazêr de’ vent, l’acva ch’la šbresa.

Nevio Spadoni


IN PUNTA DI PIEDI

In fondo poi si ride e si pena
tutti quanto in una maniera
e chi per un verso o per un altro ce ne
                                             andiamo

a casa del diavolo dritti come fusi
e una cosa sola resta:
l‘essere passati in questo mondo in punta di
                                                  piedi

guardando con gli occhi del cuore.

LA NOTTE  CHE  MI  PARLAVA  DI  TE

 Guarda la fatica che faccio
e non badare se mi volto indietro
una qualche volta inocarito.
abbindolato dalle voci che chiamano.
Mi sento come un erpice arrugginito
una vite che si appoggia all’olmo
poco prima che dissodino il terreno.
Sono come una spiga secca
che prende vento e s’incrina un poco,
un fiore che aspetta la sera
per chiudersi nel suo sonno di brina.
Nel mio piccolo sono vissuto
come un uccello spaurito sul ramo
ho guardato smarrito nel silenzio
la notte che mi parlava di te.

UN’ANTICA VOGLIA

Alla stazione del treno
un biondo aspetta;
batte l’orologio l’una
in un febbraio rabbioso che brucia la
                                       campagna,

e anch’io brucio
di una passione antica
lasciando i capelli biondi
arruffati, con un saluto che scivola via
e si disfa in un sole malato.

Di notte

Anche per oggi l’uomo delle castagne secche
                                        ha terminato

il suo giro che i giorni sono tutti uguali.
Gli ultimi rondoni da un pezzo se ne sono
                                                 andati.

Rimane poco o nulla sotto la luna:
lo sfogliare del vento, l’acqua che scivola.


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Nevio Spadoni

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